Formazione
19 Nov 2013

Si fa presto a dire Stage

Negli ultimi anni lo stage sembra diventato un “must”, un passaggio obbligatorio per accedere al mondo del lavoro.

Pochi anni fa pochi lo consideravano e molte aziende neppure sapevano di cosa si trattasse. Come quasi tutti i “servizi di massa” nati in Italia negli ultimi 20 anni, è stato rapidamente “trasfigurato” facendoli perdere molti dei nobili scopi per cui era nato.

E’ facile trovare sul web testimonianze di ragazzi e ragazze che hanno subito vere e proprie angherie o, come minimo, hanno buttato al vento tempo e denaro senza imparare nulla di utile per il loro futuro professionale. Anche fra le proprie amicizie e conoscenze molti potrebbero portare testimonianze negative.

L’Italia è fatta così: si passa rapidamente “dalle stelle alle stalle” ed è facilissimo “fare di tutta un’erba un fascio” finendo per generalizzare ed oscurare il lavoro serio, professionale, costante e accurato che molte persone compiono tutti giorni.

Al CTQ organizziamo stage dal 1996: all’epoca non esisteva neppure una normativa chiara e le aziende dovevano essere “istruite” da noi su come gestire uno stagista.

Avevamo però chiaro un obiettivo, che poi è lo stesso che ci sforziamo di raggiungere ancora oggi, dopo 18 anni: lo stage è “un’occasione d’oro” per studenti e aziende per imparare, crescere professionalmente e valutare nuove opportunità di collaborazione reciproca. Non ci sarebbe bisogno di definire una “carta dei diritti” dello stagista se tutti lavorassero come abbiamo sempre lavorato noi: dura selezione delle aziende, attenta definizione del progetto formativo, monitoraggio dello svolgimento e consuntivazione accurata con indicatori e commenti.

Come in molti altri settori, lavorare bene non è difficile: richiede però tanto sforzo ed una continua “fame di miglioramento”. La stessa che cerchiamo di trasferire ai nostri allievi.

di Alessandro Parisi