Con un valore di 538 miliardi di euro e 3,8 milioni di posti di lavoro, il comparto del cibo copre il 25% del Pil
In questo 2020 di sventure e incertezze, l’Italia riparte dall’Agroalimentare. Da sempre traino indiscusso dell’economia e dell’export del Belpaese, il comparto può aggiungere un altro risultato significativo al proprio medagliere.
Sì, perché, secondo il report presentato da Coldiretti in occasione del Cibus Forum 2020, la filiera agroalimentare è la prima ricchezza del Paese con un valore di 538 miliardi. Una realtà solida e in continua evoluzione che, differentemente dagli altri settori del Made in Italy, ha saputo contenere l’impatto della pandemia da Covid-19.
Si parla, infatti, di una realtà “allargata e diffusa”, con 3,8 milioni di posti lavoro garantiti e un valore pari al 25% del Pil. Traguardi considerevoli, imputabili soprattutto alla crescita dell’export che, per il 2019, ha raggiunto quota 44,6 miliardi di euro. In particolare, stando all’analisi di Coldiretti sui dati Istat, quasi i due terzi delle esportazioni trovano destinazione nei Paesi dell’Unione Europea.
A questi dati più che confortanti si aggiunge anche una componente valoriale: la rinnovata consapevolezza dell’importanza di controlli sempre più accurati a garanzia di qualità e sicurezza degli alimenti. Un aspetto oltremodo caro all’Italia, in prima linea con normative ad hoc e professionisti qualificati. Come gli allievi del Master QCePA che, formati in risposta alle esigenze e agli elevati standard qualitativi delle aziende, si presentano come figure altamente specializzate e con una preparazione di livello.
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