Consulenza
28 Feb 2016

Lavoro: Freelance o Dipendente? Questo è il problema!

Non occorre essere degli esperti in materia per capire che il mercato del lavoro è cambiato: il “posto fisso” è ormai un’illusione e sono sempre più rari anche i percorsi di carriera lineari, ossia di crescita verticale nel proprio ruolo. Sono, invece, più frequenti i passaggi da un’azienda all’altra e tra una funzione aziendale e l’altra. Di fronte a questo scenario in molti si domandano se non sia meglio puntare, comunque, su un lavoro da dipendente, che conferisce una certa stabilità oppure scegliere la libera professione, da freelance. Per schiarirvi le idee, in questo articolo vogliamo fornirvi alcuni spunti di riflessione per facilitare la scelta non sempre facile e “facoltativa”.

  • Lavoro Dipendente: rappresenta lo “standard” ed è profondamente radicato alla nostra cultura e al nostro modo di vedere il lavoro. A livello psicologico la scelta fa leva su due bisogni importanti: quello di sicurezza e quello di appartenenza. Lavorare in un’azienda significa avere un “posto di lavoro”, un ufficio e una scrivania dove recarsi, un gruppo di lavoro e uno stipendio a fine mese. Tutti aspetti su quali il lavoratore dipendente ripone la sua tranquillità, la possibilità di acquistare una casa, di crearsi una famiglia e di pagare le bollette. In più, lavorare in un azienda è anche una questione di status: il prestigio dell’azienda, dei prodotti o dei servizi che offre, si riflette su chi ne fa parte senza dimenticare le opportunità di crescita interna e di carriera che si prospettano (anche se queste non sono più così scontate). D’altro canto il lavoro dipendente di fatto riduce i gradi di libertà del lavoratore: il rispetto di un orario o di turni, l’adempimento delle mansioni da svolgere in un certo tempo e modo; la possibilità di azione ed espressione si riducono, non si ha la possibilità di scegliere né il capo né i colleghi, e spesso l’ambiente di lavoro condiziona fortemente la soddisfazione lavorativa. Ma oltre a tutti questi rischi, probabilmente, quello maggiore è legato al licenziamento, alla cassa integrazione e alle ristrutturazioni aziendali che, ormai, sono all’ordine del giorno e fanno crollare tutte le nostre sicurezze.
  • Lavoro da Freelance: se molte categorie di liberi professionisti, quali i medici, gli psicologi, gli architetti sono socialmente riconosciute, la figura del freelance, per quanto analoga, è associata ai lavori “creativi” o consulenziali, instabili per definizione e sempre in movimento. A livello psicologico, la scelta fa leva su due bisogni diversi dal precedente: quello di indipendenza e quello di realizzazione personale. Il freelance è responsabile del proprio lavoro: sulla base delle proprie competenze crea prodotti e servizi su misura, definisce gli scopi della sua attività, il target di clienti e le modalità di svolgimento della propria attività. Il freelance non ha orari e può gestire il suo tempo come meglio crede in base alle esigenze lavorative. Il freelance può lavorare ovunque, da casa oppure al parco, anche se, soprattutto per i lavori dedicati al web è necessario disporre di una linea Internet per rimanere in contatto con il mondo e con i clienti. D’altro canto, il freelance è precario per definizione, non c’è niente di garantito e deve trovare i clienti, mantenere quelli acquisiti, produrre nuove idee, reinventandosi continuamente. In più deve sviluppare delle solide  capacità di gestione e di organizzazione delle attività per conciliare al meglio gli impegni lavorativi con la vita privata. Infine, la nota più dolente per i freelance e per tutti quelli che hanno una partita IVA sono le tasse elevate, le banche, la burocrazia e un buon commercialista.

Entrambe le scelte hanno i suoi pro e i suoi contro, non ci sono decisioni giuste o sbagliate ma devono rispecchiare ciò che è davvero più importante per noi: la nostra libertà? O la stabilità? L’indipendenza o il gruppo di appartenenza? Qualunque sia la direzione dobbiamo essere consapevoli di ciò che scegliamo andrà a plasmare il nostro futuro. In ogni caso è importante tenersi sempre aperti alle opportunità che ci circondano, coltivando la propria rete di networking, informarsi sul mercato di rifermento; aggiornare i propri strumenti di comunicazione e promozione, dal CV al profilo LinkedIn; infine lavorare su sé stessi, coltivando le proprie competenze tecniche e trasversali per crescere come persone oltre che come professionisti.

di L. Ciappi